CITAZIONE (peter rey @ 21/1/2013, 22:58)
Beh allora se ho capito bene onore alla Yamaha avendo terminato la gara con il motore con cui era partita.
Ai primi 5 posti della classifica ci sono 5 KTM, ma solo alcune hanno il quarto d'ora di penalizzazione, segno che comunque non tutte hanno dovuto cambiare il motore. Certamente per KTM non è un "punto d'onore" l'aver dovuto sostituire i motori dei suoi piloti di punta, ma questa è una
inezia che la stampa, ed il "partito arancione", perdonano molto volentieri alla casa di Mattighofen.
Quando "Chaleco" Lopez correva con Aprilia, e gli capitavano cose di questo genere, la casa di Noale veniva "messa in croce" senza tanti riguardi. C'è la vie....
CITAZIONE (batiguaza @ 22/1/2013, 12:07)
Quello che mi dispiace e' che il fuoristrada targato e' in mano a francesi e spagnoli, italiani niet.
Quando l'Italia vinse la Sei Giorni in Cile un tecnico azzurro disse "... siamo campioni del mondo di uno sport vietato..."
Tutte queste beghe all'estero le hanno gia' risolte da tempo e i risultati si vedono.
Non è proprio così, il "Rally dei Faraoni" è organizzato da italiani ed è pur sempre il secondo più importante al mondo dopo la "Dakar". Secondo me da noi c'è un mix di problemi.
Il problema, più grande, è che al momento attuale dei piloti italiani "di punta" non ce ne sono. Questo è il nostro problema. Perchè? Probabilmente perchè manca il "ritorno d'immagine" e, di conseguenza, le aziende che vogliono investire nello sport per averne un ritorno economico guardano ad altro.
Il ciclismo, per esempio, pur con tutti gli scandali per doping che lo "sconquassano" da anni, gode di miglior fama. La crisi economica è arrivata anche lì, certo, ma la popolarità dello sport ciclistico è comunque indiscussa!
Le aziende italiane che fanno biciclette, o accessori, o abbigliamento, sono tante e tante di queste sono interessate all'agonismo e sono perciò interessate a far sì che ci sia sempre qualche riflettore puntato sul settore.
Nel motociclismo, e nell'automobilismo, (off-road, ovviamente) questo grande interesse non c'è più. E perciò non c'è nessuno interessato a che i riflettori puntino sempre sul settore. La Formula 1 non funge da traino, tecnologia a parte.
Valentino Rossi ha richiamato 10000 persone quando è stata organizzata una gara di motocross per beneficenza. Questi 10000 hanno poi continuato a frequentare i crossodromi? No. Perchè al di fuori del singolo evento non vi è stata alcuna forma di "pubblicità di ricordo", o se c'è stata è comunque rimasta abbastanza marginale.
Se a ciò aggiungiamo pure il fatto che in Italia i motorally (quelli FMI) somigliano un pò troppo a delle gare di enduro (chiedere a Tequila per maggiori ragguagli) invece che alle Baja (il "Sardegna" è l'unica gara di mondiale che viene corsa con le moto
spogliate, se lo è mai chiesto nessuno il perchè?) abbiamo un altro tassello da aggiungere in spiegazione di perchè e per come.
La normativa italiana non è d'aiuto, forse però neppure quella francese è così differente da quella italiana, ma l'applicazione è forse più "tollerante" mentre in Spagna, a sentire Taddy, la "tolleranza" è totale.
Conterà qualcosa l'estensione territoriale e la demografia? Per me sì!
Vediamo giusto questi due dati:
Italia - abitanti 60900000 (sessantamilioninovecentomila) - estensione territoriale 301340 km2.
Francia - abitanti 61000000 (sessantunomilioni) - estensione territoriale 543965 km2 (solo "territorio metropolitano", no colonie).
Spagna - abitanti 47000000 (quarantasettemilioni) - estensione territoriale 504645 km2.
-dati tratti da wikipedia-
Ci vuole poco a capire che noi siamo tanti in poco spazio, mentre in Francia sono lo stesso numero di abitanti, ma con un territorio a disposizione quasi doppio!
In Spagna ci sono meno abitanti su di un territorio il 60% più grande.
Che altro dire?
Soluzioni?
Bisogna "svuotare" l'Italia!
Come?
Io pensavo di incentivare l'esodo degli italiani verso l'Australia, per esempio.
Sconsiglio l'uso di un paio di bombe atomiche perchè rendono sì il territorio "desertico", ma purtroppo ne limitano fortissimamente la fruibilità.