Fossom Team Bulègna

Western Sahara Mauritania On Off Report

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FagòtGs
icon10  view post Posted on 29/1/2015, 23:25




E' molto che non scrivo e vi "leggo" sempre meno.... per cui non so se vi può far piacere o no. Magari a qualcuno di voi può far venire la voglia di prendere su la moto e uscire anche solo a fare pochi km..... oppure di spingersi un pochino più in là. Se non interessa cancellate pure.

Ciauz Diego


I percorsi sono pronti da un bel po’, visto che ho cominciato a disegnarli nella mia testa sulla via del ritorno dal Mali 3 anni fa, sui lunghi rettilinei che da NKC salgono fino a Tan Tan. Lì di spazio e tempo per sognare ce n’è parecchio. Nel corso di questi anni li avrò cambiati non so quante volte… l’orientale è quella che desidero più di ogni altra cosa, ma le varie primavere arabe di volta in volta spengono le speranze di farla in sicurezza, l’occidentale invece fino a Bamako son 6000 già fatti…. e da lì in poi è tutta equatoriale, con i due Congo non proprio facili. Amici che son passati col 4x4 mi avevano invitato ad unirmi a loro, ma l’idea di accodarmi alle loro auto e ai loro tempi l’ho scartata a priori. Poi negli ultimi mesi ci ha pensato il virus Ebola ha togliermi ogni velleità su questa via e così sono tornato all’idea originale dell’orientale…. Non sarà da Cap Bizerte, pazienza, giro largo da Turchia, Cipro, Israele, Giordania e finalmente Egitto. Sembra che ci vadano già altri 4 motociclisti con dei 1200. Si può fare. Peccato che quando ne parlo in famiglia però, oltre che Franca, mi ritrovo anche i ragazzi, ormai più che “vintini” come direbbe Camilleri, a essere preoccupati e fermamente decisi a dissuadermi: “Alcune zone sono ancora pericolose…. sei da solo…..” e via dicendo. “Ok, se il viaggio deve essere per voi motivo di apprensione, aspetterò un altro anno…. tanto mica scappa la Transafrica fino a Cap Agulhas.” Allora vado a farmi un giretto corto. Apro la 741 per l’ennesima volta e sconsolato rimpiango le tante zone che fino a pochi anni fa si potevano percorrere con tranquillità…. Non resta molto ormai e togliendo le parti in giallo impraticabili da solo senza appoggio mi cade l’occhio sull’Adrar e il Tagant. Mauritania. Quando ci son passato ho visto poco o niente e mi è rimasta la voglia di vedere qualcosa di più. Sarà anche l’occasione per provare la Fotty e vedere se è la degna erede di Trity.
Stavolta meno strada possibile, almeno a scendere, voglio farmi anche un po’ di deserto del Western Sahara. Una settimana e pianifico il viaggio. Nel frattempo sento Luca di Bambini nel Deserto e gli chiedo se strada facendo posso essere utile: ricordavo di un orfanotrofio che seguivano a Guelmin. Il progetto però è chiuso da alcuni mesi e gli altri in corso son fuori itinerario. Un’idea allora ce l’avrei io: la espongo a Luca che approva all’istante, d’altronde BnD è nata così…..

Un grazie di cuore a:
- Fabio, per il “sostegno” tecnico datomi, prima o poi riusciremo a farci un po’ di piste insieme…..
- Sergio, la tua sensibilità e la tua generosità non hanno eguali, è un onore averti come amico….
- Emanuele, una piacevole sorpresa regalatami da questo viaggio. E’ sempre più difficile trovare persone con le stesse “affinità elettive” e tu sei una di queste per me. Come promesso a presto per un po’ di enduro nostrano e per quel progetto di cui ti ho parlato….

P.S. Per questo viaggio mi sono regalato una maschera con videocamera. Trovo i video girati in moto, di una noia mortale….inquadrature fisse…. km. e km. di curve sempre uguali e alla fine dopo 2 minuti cambio canale. Spesso però la macchina fotografica non riesce a rendere appieno la vastità e bellezza di alcuni panorami, così come i diversi fondi che si possono trovare in un viaggio come questo. Perciò ogni tanto vi tedierò con qualche piccolo cameo, per farvi vivere in prima persona la “guida in fuoristrada” o per farvi assaporare luoghi remoti in cui magari vi piacerebbe andare, o anche solo l’incontro con persone che difficilmente avrei fotografato per pudore o divieti. Non sono ancora “imparato” in montaggi, dissoluzioni e aggiunta di colonne sonore, sono troppo “digitalmente” arretrato e non ho i mezzi adatti per farlo. Prendeteli così come sono, diciamo un qualcosina in più oltre alle parole e alle foto. Quelli più lunghi, meritano per il protrarsi di scene carine oppure perché in un taglia e incolla elementare ho riassunto una giornata.

1° giorno: Asilah – Chichaoua 600 km.
Il viaggio in traghetto è stato piacevole: per caso 15 giorni prima di partire ho scoperto che anche Fabio sarebbe sceso con lo stesso che avevo prenotato io…. ci siamo conosciuti giusto 3 anni fa sulla stessa tratta, io andavo in Mali e lui in giro per il Marocco. Il caso ha voluto che ci ritrovassimo ancora qui, questa volta per lui tratta corta visto che scende a Barcellona per farsi un giro stradale in Spagna, Portogallo e Francia. Niente TT con assetto desertico ma una gloriosa 100 nero/gialla luccicante per lui.

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Neanche il tempo di farci una birra e fumarci un sigaro di buon augurio che facciamo la conoscenza di Emanuele. Viaggia anche lui con un 800 ed ha intenzione di rifarsi un giro in Marocco. Endurista e viaggiatore da 40 anni, ci racconta dei suoi girelli vari, tra cui un Parma-Giappone fatto alcuni anni fa in sella ad una Yamaha Tenerè 660. 21000 km in due mesi attraverso Europa e Asia…..’sticazzi… alla faccia del girello.

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Quando gli parlo della mia idea di scendere in Mauritania, alla scoperta del fatto che il visto si può fare in frontiera, gli si illuminano gli occhi e l’idea di poter arrivare fino a Dakar balena nella sua testa. Per questo gli chiedo se vuol fare un po’ di strada insieme a me, fino al confine ci si fa compagnia, poi ognuno per la sua. Accetta volentieri e in dieci minuti carico il suo 62 delle mappe e delle tracce che ho preparato.
Salutato Fabio a Barcellona, conosciamo anche Stefano e Giulio che scendono per la prima volta in Marocco e a cui diamo alcune indicazioni sui percorsi che potrebbero fare, e in ultimo Enrico, un ragazzo genovese pimpante che in sella al suo 1150 ADV si farà un giretto di una settimana, giusto per cominciare a conoscere questo meraviglioso paese.

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Una volta sbarcati, loro tre vanno a Tangeri, Emanuele ha già una camera prenotata vicino a Ceuta ed io invece mi dirigo ad Asilah, dove aspetterò l’indomani mattina che Emanuele mi raggiunga per cominciare la discesa verso sud.
Cielo terso, aria fredda che tira dall’Atlantico. Dopo colazione aspetto Lele fuori del casello fumandomi un paio di sigarette.

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Arriva con una mezzora di ritardo circa sull’orario fissato: in una curva sulla nazionale è passato su una delle tante scie di gasolio lasciate dagli sgangherati camion marocchini e il risulto è stata una lunga scivolata, fortunatamente senza grossi danni. La borsa destra si è graffiata nell’angolo basso e la sua mano sinistra porta le tracce di qualche escoriazione. Giusto ieri lo prendevo in giro per il completo nuovo di pacca che aveva addosso, lindo ed immacolato. Ora orgoglioso mi mostra le piccole abrasioni sul tessuto di una manica: “Hai visto? Te l’avevo detto che non sarebbe durata molto…” mi fa sorridente.

Entriamo quindi in autostrada, ci aspetta una giornata noiosa di asfalto. Per non consumare inutilmente i tasselli ci mettiamo fissi ai 110, una pausa ogni 150/200 km. per un sigaretta ed un caffè. Durante una di queste mi accorgo che il calore prodotto dallo scarico della moto finisce direttamente sul copertone anteriore di ricambio che mi son portato. Andiamo bene… siamo solo al primo giorno e lui ha rimediato una scivolata, mentre io sto letteralmente cuocendo a fuoco lento uno Scorpion Rally nuovo. Visto che non vogliamo farci mancare nulla, arrivati nel tardo pomeriggio a Chichaoua cerchiamo un fabbro per rinforzare il suo cavalletto laterale che Lele aveva “eccessivamente” alleggerito forandolo lungo tutta la sua lunghezza.

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Fatta la saldatura andiamo a passare la notte nel Motel della stazione Petrom, sulla nazionale verso Agadir. Camere pulitissime, doccia bollente, WiFi free velocissimo, gustosa cena per camionisti…. Il tutto per 180 dirham.

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Trattiamo bene finché si può!

2° giorno: Chichaoua – Assa 475 km.
Il profumo del pane cotto sulla piastra fuori dal bar/ristorante dalla cuoca è delizioso. Nel freddo che ci circonda tenere tra le mani qualcosa di caldo e fragrante ti mette di buon umore. Riempiamo con nutella e marmellata una delle grosse ciabatte rotonde a testa e accompagniamo con un cafè au lait per me e un cafè noir per Lele.

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Stamattina non c’è neanche una nuvola a pagarla oro. Ci aspettano i valichi dell’alto Atlante occidentale, la discesa fino ad Agadir e poi di nuovo le montagne dell’anti Atlante. Ieri sera ci siamo fermati prima per evitare temperature troppo rigide e mai scelta fu più azzeccata. All’inizio ci mettiamo in sella con 6/7 gradi, ma nel giro di pochi minuti salendo velocemente di quota, la temperatura scende fino a 3 gradi per almeno un centinaio di km. Dopo un’ora siamo completamente intirizziti, abbiamo addosso più o meno tutta la roba pesante che ci siam portati, anche solo vedere le cime innevate a km. di distanza fa venir freddo. Per cui la prima sosta caffè-sigaretta arriva con largo anticipo sulla tabella di marcia.

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Iniziata la discesa la situazione migliora in un baleno. Siamo sul versante sud esposto ormai al sole da qualche ora e l’isola di calore di Agadir ci accoglie con i suoi 17 gradi. Con calma iniziamo a togliere i vari strati a cipolla sotto le giacche e, prima di affrontare la N1 battutissima da camion e pick-up fino a Guelmin, ci concediamo un tè alla menta.
Arrivati in città Lele fa scorta di dirham mentre io faccio qualche spesa per conto di un amico in un souk. Da qui in avanti non c’è altro che Assa, ultima, piccolissima e povera cittadina prima del Western Sahara. La ricordo veramente misera. In compenso la R103 per arrivarci è suggestiva e per parecchi km. ci divertiamo sulle curve baciati dal sole e da una temperatura finalmente attorno ai 20 gradi.

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All’entrata la Gendarmerie ci accoglie calorosamente e ci fa capire che da qui inizia la giostra delle fiches.

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Riempite taniche e serbatoi non ci resta che avviarci al Nidaros, l’unico hotel della città.

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C’ero già stato due anni fa con le ragazze…. d’altronde così fan tutti perché da qui parte la pista “Rally Paris Dakar”. Il nome gliel’ha dato Gandini, quando l’ha mappata e riportata in uno dei tre libri che costituiscono la bibbia per il fuoristrada nordafricano. Il perché?…. Beh ve lo lascio immaginare.
Domani si va per sassi.

Edited by FagòtGs - 30/1/2015, 17:11
 
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FRENCONE
view post Posted on 30/1/2015, 16:45




Fantastico
 
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FagòtGs
view post Posted on 30/1/2015, 17:27




3° giorno: Assa – Notte in oued 310 km.

Carichiamo di buon ora le moto e andiamo a fare colazione in centro. Il Nidaros non offre le petit dejuner. Facciamo scorta di acqua, la tappa fino a Smara è di 470 km. e sarà dura finirla per sera visto che c’è un punto intermedio dove dobbiamo fare sosta, meglio essere previdenti e avere tutto il necessario.

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Pochi km. di goudron e ci buttiamo in pista. Questa volta ci entro un po’ più a sud… qualche banco di sabbia ed infine il pistone veloce e largo che ci accompagna per una trentina di km. facili, poi la deviazione verso nord ovest navigando nell’hammada fino all’oued Tigzert e la pista dura e scorrevole che gli corre accanto.

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Per un po’ si va veloci, poi pian piano il terreno prende a salire verso i rilievi e di conseguenza cominciano a spuntare pietre in quantità sulle tracce lasciate dai 4x4 dei nomadi che frequentano queste zone.

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Ci imbattiamo in un paio di tende e come ci fermiamo un bimbo ci corre incontro: “Bon bon?” ci chiede. No, non abbiamo bon bon e allora indicandoci i piedi nudi sui sassi ci chiede “Chaussures?”. “Questa volta per lui forse ho qualcosa” dico a Lele e sceso dalla moto comincio ad aprire il pacco sulla zega di destra. Ricordo perfettamente dove si trovano….. erano le più grandi e belle di tutte e non ci stavano con le altre più piccole. Dopo un attimo compaiono un paio di Adidas bianche e rosse con dei tacchetti piccoli e bassi in gomma. Il numero dovrebbe andare…. le prova e i piedi ci entrano alla perfezione. Sul suo volto compare un sorriso enorme e ci invita nella sua tenda per offrirci un tè. Ringrazio, ma gli spiego che abbiamo ancora molta pista da fare, gli do anche un cappellino per ripararsi dal sole e dopo aver chiesto se posso fargli una foto, riaccendo la moto e butto la prima. Non mi posso vedere, ma sotto il casco “sento” stampato un sorriso come il suo.

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Le pietre aumentano sempre di più, cominciamo seriamente a divertirci sulla pista “guidata”…. apri e chiudi il gas, scendi e risali dagli oued pietrosi, uscendo dalle curve il posteriore prende a sparare sassi, avanti così fino quando la pista si incunea tra due montagne e finisce nell’oued largo e sabbioso. La mia traccia di 2 anni fa è parzialmente inutilizzabile... le piogge hanno portato tanta sabbia e occorre trovare nuovi passaggi.

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Poi come allora compare all’improvviso…..

Tan Tan Express - 8° giorno

Mi fermo davanti al comune e trovo un paio di persone a cui chiedo se ci sia qualcuno a scuola. Mi dicono di andarci pure, i bimbi e gli insegnanti sono chiusi in due aule.… oggi tira vento forte e la sabbia è ovunque.

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Così mi dirigo fino alla porta sulla strada, lascio la moto ed entro.

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Trovata un’aula chiedo permesso e spiego al Professore che sta facendo lezione cosa sono venuto a fare. Mi dice di portare pure la moto…. I bimbi saranno contenti di vederla.

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Slego i due pacchi e tolgo il resto sparso per le zega: una quindicina di kg…. di più non ci stava. Ci sono 5 kit di pronto soccorso, una quarantina di paia di scarpe e ciabattine, quaderni, penne, matite, un po’ di tutto per la scuola, 8 completini per bimbi piccoli che ho comprato a Guelmin, una ventina di cappellini, una decina di magliettine rosse con il logo di BND.

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Mi faccio spiegare dal Prof. Brahim e dalla sua collega come vanno le cose quaggiù e di cosa possano aver bisogno, poi visto che qui non hanno internet mi faccio dare il suo numero di telefono. In qualche modo faremo.

Faccio una foto ai bimbi e torniamo nell’oued verso sud: sono quasi le 16.30… ci aspettano ancora 210 km. di pista e abbiamo 2 ore di luce. Il Prof. ci raccomanda di stare attenti nel Western Sahara che l’altro giorno un dromedario è saltato su una mina, lo rassicuro dicendo che resteremo entro le balise.


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Dopo una quarantina di km. quando ormai il sole comincia a calare e abbiamo passato la linea che ancora la Marokko Topo riporta come confine, ci fermiamo in un oued e montiamo le tende.

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Stasera risotto alla pescatora, pane e tonno in scatola. Ci starebbe bene un pinot bianco fresco…
 
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pstgni62
icon1  view post Posted on 31/1/2015, 12:16




Finalmente qualcuno che può ancora far girare l'economia! :occhiol:

Continua pure Diego! :ok:

:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :FOTO: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:

:pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :pop: :rulez:
 
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FagòtGs
view post Posted on 31/1/2015, 17:33




4° giorno: Notte in Oued – Smara 170 km.

Questa notte ha piovuto un poco, le tende portano ancora le goccioline di acqua sull’esterno e il terreno è scurito dall’umidità. Ha fatto freddo e tirato vento per gran parte della nottata, anche completamente vestito dentro il sacco a pelo ho fatto fatica a fare un sonno lungo. Il cielo è grigio e carico di nuvole, l’aria frizzante ci sveglia in pochi minuti e dopo un caffè caldo e aver caricato i bagagli andiamo a fare gli ultimi km. di pista che ci separano da Smara.

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Dopo mezzora ci pensa un bel passo pietroso in discesa con successivo oued sabbioso preso alla lunga a scaldarci.

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Finito il riscaldamento un magnifico chott in argilla secca ci fa sfogare per una decina di km. Il panorama è magnifico… si passa dalle pietre grigie e scure al chiarore del fondo con i residui di sale. Le balise che delimitano la pista poi, viste da lontano sembrano grosse punte, che ti aiutano a tirare dritto ed evitare di girare a vanvera confuso dalla mancanza del confine tra cielo e terra.

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Poco dopo in corrispondenza di una postazione militare riusciamo a fare qualcosa di incredibile in un deserto: un tamponamento. Accortomi che la pista giusta piegava a destra mi sono fermato per controllare il Gps e Lele che era soprapensiero e troppo vicino mi sperona con la sua moto. Neanche a farlo apposta ci saremmo riusciti….

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Gli ultimi km. sono di asfalto, qualche goccia di pioggia ci toglie un po’ della polvere sulle giacche e passati i controlli, Smara ci accoglie con timidi raggi di sole che nel giro di poco tempo diventano sempre più forti e caldi.

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Ci sistemiamo al Cafè Paris, visto che l’hotel migliore della città è senza acqua. Questo a dire il vero è come se lo fosse… doccia rimandata a data da definirsi, in compenso ha il WiFi come ormai la maggior parte dei caffè marocchini.

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Approfittiamo del mezzo pomeriggio libero per gironzolare e fare scorta di acqua e cibo per i giorni seguenti ed io trovo un fabbro che con trapano e rivetti mi ricuce il fondo della zega di destra che si è accartocciato e aperto nel tamponamento. Lele invece rammenda il becco in plastica con del sano nastro americano.

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Siamo di nuovo Ready to Race…. Domani ci aspetta una tappa dakariana.
 
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FagòtGs
view post Posted on 1/2/2015, 14:14




5° giorno: Smara – Hassa Lakra 485 km.

Finalmente caldo, senza esagerare per carità, ma almeno si riesce a partire con 15 gradi. Ci sono una settantina di km. d’asfalto prima di trovare la pista che punta verso Bir Anzarane, rotta Sud-Sud/Ovest.

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Il paesaggio sta cambiando velocemente: i rilievi e le pietre sono scomparsi per lasciare posto ad infiniti plateau senza alcun elemento di riferimento. I fondi ora sono duri e compatti, ora sono leggermente sabbiosi con uno strato sottile di rena asciutta a coprirne altra più umida e scura, carica ancora delle acque che si devono essere scaricate nei giorni scorsi.

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Dopo un paio d’ore passiamo sopra la N5 che da Laayoune scende a Guelta Zemmour ed al vicino Muro Marocchino che delimita la Republique Sahraouie almeno sulla OSM Marocco.

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Tutti quelli usciti da questa pista hanno colto l’occasione per scaricare la loro immondizia... troppa fatica portarsela fino alla città più vicina. Dalle etichette delle bottiglie e delle scatolette si intuiscono facilmente le origini europee dei consumatori. Mi piacerebbe aver trovato anche qualche indirizzo per restituire ai legittimi proprietari i loro rifiuti.

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Verso le 12.30 ci fermiamo nell’unico autogrill presente in zona. Il sole ora si fa sentire, il vento non manca mai, la poca ombra offertaci dall’albero più grande ci da l’opportunità di rifocillarci con la frutta e le barrette che ci siamo portati, stando al riparo dai raggi solari. Una sigaretta e poi via di nuovo che la strada è tanta.

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Il fondo è sempre leggermente sabbioso ma in ogni caso molto veloce, viaggiamo sempre intorno ai 90/100. Guardando la traccia che sto seguendo mi rendo conto che ora punta verso Ovest e dopo alcuni km. con una piega netta scende verso Sud. Decido di fare un taglio direttamente verso Sud Ovest…. e quindi vado in navigazione libera.

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FagòtGs
view post Posted on 1/2/2015, 16:46




Dopo una ventina di km. scopriamo il perché di quella deviazione…. c’è una valle ampia qualche km. delimitata dalle falesie. Seguendo la debole traccia di un 4x4 arriviamo ad un passo magnifico con la discesa coperta di sabbia. Spettacolo puro.


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Una volta nella valle proseguiamo per parecchi km. prima di riuscire ad intravedere il passo sull’altro lato da cui risalire…. lo precede un piccolo gruppo di dunette dure che superiamo con facilità. Giunti sulla falesia riprendiamo la pista originale che punta verso Bir Anzarane. In teoria dovremmo arrivare fino lì, visto che ormai dovrebbero aver finito di costruire il distributore di benzina, ma scelgo di non rischiare. Lele ha consumato molto più di me, non so se perché non usa gli arricchitori di optani o se perché quando fa il pieno non usa il laterale e quindi gli entra meno benzina nel serbatoio, fatto sta che nel pomeriggio abbiamo già travasato 10 litri a testa dalle taniche e ora abbiamo ancora 50/60 km. di autonomia. Dopo resta solo la mia ultima da 5 lt. per entrambi.


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Puntiamo perciò decisamente verso Ovest e la nazionale che scende da Boujdour a Dakhla. Ancora un’oretta di pista, una manciata di km. di goudron e siamo al check point di Hassa Lakra posto tra i due distributori. Facciamo il pieno, ci prendiamo un meritato tè e dopo aver lasciato la fiche ai gendarmi scendiamo in riva al mare, dove ci dicono si fermano i camper per pernottare.

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Montiamo la tenda al buio sulla rena, cercando un po’ di riparo dal vento. E mentre ci cuociamo una pasta liofilizzata la mente corre alla stupenda giornata di oggi. 80 km di trasferimenti e oltre 400 di fuoristrada. C’abbiam dato un po’ di gassss…. e per un attimo ci sentiamo anche noi dei piloti veri.
 
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FagòtGs
view post Posted on 1/2/2015, 18:09




6° giorno: Hassa Lakra – Hotel Barbas 520 km.

Questa mattina neanche la fatica di prepararci il caffè. Risaliamo sulla nazionale e facciamo colazione direttamente alla stazione di servizio dove ieri sera avevamo preso un tè.

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Salutiamo i gendarmi e ripercorriamo i pochi km. di asfalto che ci separano dalla pista che avevamo lasciato. Imboccatala prendiamo la direzione verso Sud Est, tira vento dal deserto, la moto sembra andare un po’ meno bene. Ci fermiamo e capiamo il perché: fondo sabbioso molto più dell’ultima parte di ieri. Occorre solo darci più gas. Lele prova a cambiare l’assetto del posteriore….. aumenta il precarico per cercare più stabilità sull’anteriore, standomi dietro mi vedeva dritto come un fuso mentre lui sbandierava continuamente. Mica merito mio, la differenza è tutta nelle WP da 48 con escursione portata a 245 mm. che ho montato un mese prima. Lì davanti ho una “lama” che apre e digerisce tutto e dietro ho già alzato tutto il precarico possibile, cosa che mi ha permesso di andare a pacco e sbattere il paramotore molte volte meno di lui. Dopo qualche km. riabbassa di nuovo…. l’anteriore gli punta troppo nella sabbia e fa più fatica a farla galleggiare.
In lontananza compaiono delle dune a croissant. Ovviamente si va a fare le foto da vicino e a giocare un pochino con la sabbia.

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Poco prima di Bir Anzarane la pista è interrotta da piccoli scavi e deviazioni, me ne accorgo troppo tardi e così mi vedo costretto a farmi 150 mt. di su e giù tra cumoli di terra e pietre. La frizione non sembra apprezzare molto e dopo qualche km. quando spalanco il gas prende a scivolare intorno a 4000/4500 giri. Mi fermo e allento un poco il filo per non farla puntare. Arriviamo fino alla strada che congiunge il check con Dakhla, senza nemmeno passarci e così non abbiamo modo di vedere se il distributore in costruzione di cui mi avevano parlato sia finito.
Pochi km. di asfalto e tagliamo subito per imboccare una baliseè larghissima.

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Il vento continua a soffiare sempre più forte da Est e la sabbia rasoterra impedisce di vedere dove stai mettendo le ruote. Difficile trovare un punto di riferimento all’orizzonte, tocca continuamente guardare il Gps per restare in traccia visto che la baliseè ha lasciato il posto ad un plateau sabbioso intervallato da cunette di sabbia coperte di erba chameau.

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Le conosco purtroppo bene…. tre di queste in rapida successione in Libia mi fecero fare un volo di oltre sei metri con la Trity, procurandomi la frattura del polso destro e di 3 costole. Per cui a rammarico, quando arriviamo sulla N3 che dalla litoranea porta fino alla punta più sud orientale del Western Sahara, la seguiamo verso ovest. 200 km. di pista per oggi ci son bastati troppo rischioso ed inutile proseguire con queste condizioni. Al Barbas ci arriveremo via goudron.

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Ovviamente prima abbiamo l’occasione di fare le foto al cartello del Tropico del Cancro. Dall’ultima volta l’hanno sostituito con uno più moderno e recente.

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Al Barbas nel tardo pomeriggio ci concediamo i lussi più sfrenati: doccia calda dopo 4 giorni, camera pulita, WiFi, supermarket, bar e ristorante, distributore di benzina.

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Scendendo abbiamo visto un po’ di gente di ritorno dall’Africa Race e qui in serata arriveranno anche i partecipanti del Sahara Desert Challenge, un raid dal Marocco al Senegal organizzato da dei portoghesi. Tra di loro anche 4 italiani, con due 800, un 690 e un 640 se non ho visto male dalle foto.
Domani con calma ci aspetta il confine mauro.
 
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FagòtGs
view post Posted on 1/2/2015, 20:52




7° giorno: Hotel Barbas – Nouadhibou 190 km.

Come immaginavo la coda al confine è lunga, saranno quasi 800 metri, soprattutto camion e furgoni. A passo lento li passiamo e ci accodiamo alle prime 5 auto davanti alla sbarra: sono le 9.30 e hanno aperto solo da mezzora….

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I camionisti suonano le trombe all’unisono, ma i militari fanno entrare pochi mezzi per volta. Nel giro di trenta minuti comunque siam dentro e in neanche un’ora sbrighiamo tutte le pratiche di uscita dal Marocco. Tre km. di terra di nessuno e comincia il balletto mauro. Prima registrazione dai militari, poi cerchiamo di fare il visto…. gli impiegati son dentro a farsi i cavoli loro e ci vuole mezzora prima che si decidono ad aprire. Finalmente la dogana, basta fare il passavant… 10 minuti e 5 euro e poi hai quasi finito. “E no… caro, dal 28 dicembre le cose son cambiate”, ci spiega un solerte impiegato doganale, bisogna prima fare un “Transitaire” documento dove vengono inseriti tutti i dati del veicolo e del proprietario, il tutto rigorosamente al computer che viene utilizzato anche per i passaggi dei camion, poi stampato quello si compila a mano e si firma il passavant. Tempo medio di attesa 3 ore circa e “conviene” affidarsi ad un “Transiteur”, una faux guide per intenderci, che d’accordo con gli impiegati (ognuno di loro ne ha almeno uno) riscuote 50 euro per seguire la pratica. Il capoufficio ci spiega che non sanno quanto durerà questa pratica, forse 3, forse 6 mesi, chi lo sa? Dipende tutto da NKC….
Ci affidiamo perciò a Moussa, un solerte ragazzo mauro che nell’attesa ci fa anche assicurazione, timbratura d’entrata in gendarmerie e ci accompagna al cambio ufficiale. Alle 15.30 siam liberi di entrare, non senza aver prima però pagato 300 ouguiya di parcheggio…… ahahah il massimo della presa per il kiulo, con tanto di ricevuta del parcheggiatore.

Prendiamo subito per NDB e solita botta di fortuna becchiamo il treno più lungo del mondo. Anzi i treni, perché quello da Choum è fermo sul binario per lasciar passare quello che sta uscendo vuoto dalla cittadina.


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Decidiamo quindi di puntare subito verso Cap Blanc e trovare poi la sistemazione per la notte. L’imbocco della pista che si trova a sud della città sembra scomparso, grossi lavori in corso, piste varie, camion avanti indietro…. Insisto testardo finchè passando un cumulo di terra ritrovo la sede originale, poi un minuscolo cartello, un enorme terrapieno dalla struttura circolare con il diametro di alcuni km. Sembra una diga, no aspetta ci sono dei binari…. Stanno costruendo un enorme cerchio per consentire al treno di invertire la rotta dopo aver scaricato i fosfati di ferro al porto. Controllando poi meglio la traccia lasciata mi accorgo che per un tratto abbiamo sconfinato nel territorio marocchino… ci è andata bene, a qualcun altro invece i militari ad inizio pista hanno vietato l’accesso.


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Finalmente eccola, la riserva con tanto di sbarra e guardiano che ci fa pagare il ticket di ingresso. Siamo quasi al tramonto, sulla spiaggia solo gabbiani e il resto del relitto che ormai si son portati via pezzo per pezzo. In cima al capo uccellacci simili ad avvoltoi ci scrutano guardinghi pronti a spiccare il volo in caso ci avvicinassimo troppo. Delle foche monache nessuno traccia. Il guardiano dice che in genere si vedono la mattina presto.

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Soddisfatti rientriamo a NDB e prendiamo una camera….. ops ..diciamo una stanza con due materassi per terra, presso il camping ABBA. In compenso la doccia ustiona la pelle.

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Per cena invece ci affidiamo alle sapienti mani del proprietario spagnolo del Nomada. Vive qui da molti anni ormai, “Per amore” ci spiega indicandoci il figlio mulatto di 7/8 anni, dopo aver vissuto in Gambia ed altri paesi africani. Ora oltre al ristorante, ha un piccolo peschereccio e alcuni appartamenti che affitta. “Quanta gente straordinaria capita di incontrare e conoscere, viaggiando”, mi dico mentre sciolgo in bocca del tenero e freschissimo polpo alla gallega.
 
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pstgni62
icon1  view post Posted on 2/2/2015, 00:24




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FagòtGs
view post Posted on 2/2/2015, 23:50




8°giorno: Nouadhibou – Nouakchott 510 km.

E’ giunta l’ora di salutarci. Lele proseguirà via asfalto fino a NKC e da lì forse per il Senegal, mentre io voglio provare a fare la pista della ferrovia che da Bou Lanouar arriva dopo circa 360 km a Choum. Le info che ho sono contrastanti: i motociclisti del Sahara Desert Challenge che l’hanno affrontata col bicilindrico c’hanno rinunciato…. un italiano col 4x4 incontrato in frontiera mi ha parlato di un pistone immenso con poca sabbia…. I video che ho visto in rete in effetti mostrano sabbia bassa, poche dune alla fine…. Ne ho trovato perfino uno di una coppia di spagnoli che l’hanno fatta con dei mono pesanti. Andiamo a vedere, mi dico. Per cui di buon ora dopo colazione con croissant e pain au chocolait appena sfornati, ci diamo un abbraccio caloroso e prendo la nazionale che scende fino a NKC. Un paio d’ore e sono al villaggio. Lasciata la strada i 500 mt che mi separano dall’inizio della pista sono un delirio: 3 insabbiature nei sali e scendi con sabbia profonda che si trova ovunque.

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La pista è proprio lì dietro il palo… scendo e vado a fare due chiacchiere con un vecchio ed un militare appoggiati alla jeep là in fondo: “On avait beaucoup de sable comme ça pour beaucoup de chilometres…..” mi fa il vecchio. E continua…. “Se sei in panne, stando vicino alla ferrovia puoi trovare aiuto…. I conduttori del treno guardano sempre verso il deserto e nel caso si fermano per prestare soccorso, ma se ti allontani o resti nascosto dietro ad una duna è molto difficile che ti vedano”.
“Ok…. Ti saluto bella, mi spiace solo che mi perdo Ben Amera.” Mi dico senza troppi problemi. Cavo Fotty dalla l’ultima buca e con l’aiuto del vecchio che mi da una spinta iniziale riattraverso il villaggio e prendo il goudron.
Un’ora dopo, poco prima della Gare du Nord, ritrovo Lele che trotterellando ai 100 punta verso Sud. “Ma che cosa ci fai qui?” Mi urla dal casco…. Ti spiego tutto al bar tra 10 km.

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Davanti ad un tè ed una sigaretta gli racconto del tentativo e poi come un buon diavolo tentatore gliela butto lì: “Senti, perché non andiamo a farci un pezzo della pista delle maree? I ragazzi del Challenge hanno fatto gli ultimi 80 km prima di NKC e l’han fatta coi bic…”. “Perché no?” mi risponde e così cento e rotti km. dopo prendiamo la pista che porta al villaggio di pescatori di Mhejrat.
Le casupole sulla strada che vendono pesce essiccato pullulano di bimbi, alcuni di loro giocano con uno scooter abbandonato e così cogliamo l’occasione per fermarci e regalare un po’ di penne che mi son tenuto di scorta. In pratica un assalto a Fort Alamo e malgrado il più grande cerchi di tenerli in fila e fare in modo che tutti ne abbiano una, i più furbi e scafati si ripresentano arrogantemente per averne un’altra.

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Alle 15.30 siamo in riva la mare, la marea sta scendendo mentre i pescatori mettono ciò che oggi hanno duramente tirato su dalle reti in casse di polistirolo da caricare poi su un pick stracolmo di pesci e persone.

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Scendo dalla moto e vado a pestare la sabbia: è dura… la spiaggia non è ampia ma si può fare, per cui senza esitazione metto la prima e passo gli ultimi cento metri più soffici.

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1°, 2°, 3° …e vai la moto non sprofonda. Mi fermo 300 metri dopo, un pescatore mi offre un orata da cuocere la sera direttamente sul coperchio di una zega a suo dire, e mi volgo indietro per vedere Lele. Sta girando la moto verso il villaggio. Aspetto 5 minuti, fumo una sigaretta e poi lo raggiungo. La frizione ha preso a scivolare ed è intento a smollare il cavo. Giustamente non se la sente di affrontare la spiaggia in queste condizioni, per cui torniamo sulla nazionale e borbottando ai 100 facciamo rotta su NKC. Oltre i 4000 giri prende a slittare anche in 6° per cui non forziamo l’andatura.
Un’ora dopo siamo al Menata, il camping/auberge frequentato dai viaggiatori che fanno sosta nella capitale.

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Il tramonto si è spostato di molto scendendo a Sud…. in ogni caso consiglio a Lele di “operare” finchè c’è luce. Per cui mi procuro due Coca fresche, sdraiamo la moribonda e vediamo cosa si puo’ fare: entrambi abbiamo “bruciato” le frizioni originali facendo “uso non consono in fuoristrada” ed entrambi montiamo delle Surflex sinterizzate, ma non appena c’è del brutto e le si usa per cavarsi dagli impicci anche queste tendono a gonfiarsi.

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Nei ricambi mi sono portato due dischi conduttori praticamente nuovi della vecchia e tre dischi condotti in acciaio. Proviamo quindi ad inserire un disco in acciaio per recuperare spessore…. visto che secondo noi il problema risiede nella scarsa forza delle 6 molle che la chiudono. In seconda istanza proveremo con delle rondelle da inserire tra molle e campana.

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Lele chiude ed esce a provare la moto. Dopo 5 minuti ritorna soddisfatto. Come nuova e affan…. BMW e i suoi ingegneri.
 
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FagòtGs
view post Posted on 3/2/2015, 22:44




9° giorno: NKC – Oasi di Terjit 425 km.

Ieri sera dopo cena ci siam fatti una lunga chiacchierata, bevendoci un tè mauro al Cafè Tunisienne, con un pensionato italiano in giro con un Caravelle Westfalia ed un amico tedesco che ha conosciuto lungo la strada dotato di un pick-up con cellula. Oggi scenderanno di buon ora in Senegal, Lele invece ha deciso di tornare su verso il Marocco. Di nuovo ci salutiamo e questa volta ci facciamo fare una foto da dei tedeschi arrivati in nottata.

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Mi aspetta ancora un po’ di asfalto verso nord. Destinazione Atar, capoluogo della regione dell’Adrar. Fino ad Akjoujt il panorama è piatto, tutta brousse con qualche duna in lontananza.

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Arrivato nella cittadina dopo aver girato 3 distributori tocca andare in cerca dello spacciatore locale di benzina: hanno solo gasolio, visto che qui di moto non se ne vedono tante e la maggior parte delle auto sono diesel. Compro una tanica da 20 litri al prezzo di 500 UM anziché 435/450 al litro… si sa anche gli spacciatori devono sopravvivere e dopo qualche km. mi fermo al solito autogrill. Tira un po’ di vento e comincia a fare caldo finalmente, 25 gradi.

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Ora la strada comincia a serpeggiare tra piccole oasi nate da qualche sorgente miracolosa e mentre la quota si alza dolcemente, si cominciano a vedere i rilievi montuosi.

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Arrivato al bivio per Terjit lascio la fiche e faccia una puntata per vederla, è il primo pomeriggio ed ho tutto il tempo per arrivare poi ad Atar che dista qualche decina di km.
Stanno costruendo la nuova strada che collegherà l’oasi direttamente con Tidjikja, per cui la pista a fianco è un cantiere aperto, poi finalmente le palme cominciano a comparire tra le montagne.


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Nel villaggio mi indicano subito l’auberge dove posso passare la notte… non ci penso un attimo e seguo i ragazzini in corsa che mi indicano la direzione da prendere…. Uno spettacolo unico.

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Il piccolo campo tendato sorge nel centro dell’oasi ed ha una piccola altura in pietra da cui si può ammirare tutto il panorama. Piccole strutture in legno come toilette e docce, un grande albero che serve da sala di soggiorno/pranzo quando ci sono molti ospiti, la grande cordialità e accoglienza da parte di tutti.

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Dopo che mi sono fatto una doccia fredda e fumata una sigaretta sul cucuzzolo panoramico dotato di sedie in legno, mi viene offerto il tè e la compagnia di mezza oasi…. C’è il proprietario Jamal, il suo amico Mohamada, il professore della scuola e altri 4/5 amici. Oggi sono l’evento della giornata e mi raccontano del villaggio: 30 famiglie circa, 25 bimbi (una volta erano più numerosi ora anche gli islamici si “limitano” ad uno o due per coppia, mi spiegano), il lavoro con le piante di datteri, l’orto, le due sorgenti di acqua, una calda ed una fredda.
Prima che venga buio mi decido a togliere lo pneumatico anteriore ormai finito e a montare il nuovo “piagato” dallo scarico.

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Per cena Jamal mi prepara del riso bollito da condire con una souce di verdure e pomodoro, poi ci facciamo ancora una lunga chiacchierata bevendo un tè.

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Alla fine della serata salgo ancora sulla piccola altura per godermi la stellata magnifica e mentre mi fumo un sigaro e mi faccio due dita di grappa, non posso che ripetermi: “Cazzo che serata incantevole ti sei regalato!”
 
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pstgni62
icon1  view post Posted on 5/2/2015, 11:41




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FagòtGs
view post Posted on 5/2/2015, 14:41




10° giorno: Oasi di Terjit – Chinguetti 175 km.

Sveglia di buon’ora e robusta colazione preparata da Jamal. Ieri mi hanno detto che c’è una pista che porta direttamente al check che si trova sulla Atar-Chinguetti, posso quindi evitare di tornare all’asfalto. Mohamed come promesso si presenta per accompagnarmi con la sua auto fino al passo che sovrasta il villaggio in cui è nato, da lì dice che è impossibile poi sbagliare perché non ci sono bivii. Faccio una foto ricordo ai miei anfitrioni con la promessa di fare pubblicità all’albergo Ntourvine. Jamal è quello più alto dei due.

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Mohamed mi aspetta giù al check con il suo sgangherato 190, mentre io carico e faccio a ritroso i pochi km. che mi separano da lì. Una volta sulla pista si mette ovviamente a correre come un disperato alzando nuvole di polvere, lascio un centinaio di metri di spazio per non riempire il filtro dell’aria inutilmente e per vedere dove metto le ruote, visto che oltretutto puntiamo verso Est con il sole che mi acceca.

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Insiste perché mi faccia una foto sulle pietre nere e poi sulla sua gloriosa Mercedes. Ziokan… non riesco nemmeno ad entrarci quasi, tra stivali e tutto il resto. Mi mostra il passaggio tra il villaggio, mi indica di prendere per l’oued e poi risalire la falesia dalla parte opposta. “Pas de sable”…. Se li conosco i vostri “Niente sabbia” e quel colorino giallo oro che si vede laggiù? Mi lascia il suo numero in caso abbia bisogno e mi dice di chiamarlo una volta arrivato al check. Un caloroso abbraccio e via.

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Uscito dal villaggio di Mheyreth la pista prende a salire su un altopiano, toule ondulèè e pietre. E’ solo l’antipasto della giornata, 35 km e sono al check.

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Lascio la fiche e anziché prendere a destra per Chinguetti torno indietro verso Atar scendendo dal passo magnifico appena sotto al check.

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Un tratto di qualche chilometro è asfaltato per la forte pendenza, poi inizia una toule con ghiaia ed infine la deviazione che mi ero tracciato e che porta sulla vecchia pista che congiungeva la cittadina all’Oasi.

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La prima mezzora scorre veloce nella brousse, poi la pista comincia a disegnare una grande curva che punta verso le montagne e si incanala in una valle che sale dolcemente verso quello che doveva essere il valico più facile.

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Fondo sabbioso a tratti, poi di nuovo duro e pietre. In lontananza un gruppo di cammelli albini che si avvicinano scortati da un nomade. Ci fermiamo entrambi e cominciano i convenevoli anche se l’unica parola di francese che sembra conoscere è “cadeau”. Non mi è rimasto più nulla, le ultime magliette le ho regalate ad un ragazzino dallo spacciatore di benzina ieri mattina. Le mie nella borsa puzzano talmente di capra ormai che è disgustosa anche solo l’idea di offrirgliene una, per cui prendo una bottiglia d’acqua e un pacchetto di Marquise dalle zega. Mi ringrazia e se ne va non so dove, visto che non ho notato tracce di tende nei km. precedenti.

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Tolgo le taniche e approfitto della sosta per riempire il serbatoio che è entrato in riserva, mi fumo una paglia e riprendo la pista che ora comincia a serpeggiare tra un oued. Serpeggiare si, perché l’oued è lungo almeno 5/6 km. e la pista ora scorre su un lato ora sull’altro con continui guadi in secca. Pietre, sabbia, lastre di roccia e tutte le volte continuo a ripetermi le parole di pastore dalla lunga barba bianca che mi aveva offerto un tè tra Guelmine ed Erracidia: “Dans le oued rulez dolcemente, toutes les fois…..”. L’avrò attraversato ormai una ventina di volte. In una di queste scendendo passo su una lunga pietra piatta che si alza e si conficca sotto il parafango anteriore staccandolo quasi completamente dalle viti che lo fissano alle forcelle: fa un 360 gradi quasi completo visto che non riesco nemmeno a mettere il cavalletto per un attimo. Pochi metri dopo quando sono in piano lo cavo e lo fisso ai bagagli, fortuna che avevo fatto l'impianto dei freni sdoppiato altrimenti a quest'ora non avrei più nulla delle tubazioni originali. Ok…. Il militare al check mi aveva detto che la pista era “dura”, niente sabbia. “Dura sia!”, son pronto.

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Ora la pendenza aumenta e le pietre cominciano ad avere dimensioni importanti, 100, 200, 500, 1500 metri di piccole angurie spigolose e aguzze buttate una sull’altra. Seconda, terza, seconda, terza….. mi fermo per far raffreddare la frizione e fare una foto. Dietro la curva inizia il trial e voglio Fotty nelle migliori condizioni.
 
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FagòtGs
view post Posted on 5/2/2015, 15:46




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Salgo a piedi per un centinaio di metri…. C’è poco da scegliere la via, gradoni da 20/30 centimetri lunghi al massimo un metro/metro e mezzo, tra uno e l’altro pietre…. Anzi no, rocce di varie misure. Una debole traccia lasciata dagli pneumatici di un 4x4 passato chissà quanto tempo fa…. Il nero della gomma che scivolava sulle lastre. Andiamo Fotty, questa oggi è la nostra “Speciale”, fin’ora è stato solo riscaldamento. Prima, frizione in mano, uno dopo l’altro prendo a salire gli “scalini”…. Le WP passano tutto, dietro tocca ogni volta fermarmi e dare un colpo di gas… i Mitas mordono la pietra e spingono la Fotty un metro più avanti, mentre la ruota anteriore si alza ogni volta di una decina di cm. a causa del peso che mi porto dietro. Alla fine dopo la curva a gomito la pista torna incredibilmente battuta e liscia. Ho tutto lo spazio per fare una foto al mio piccolo Erzberg Rodeo, la videocamera ha quasi terminato la batteria e voglio assolutamente un’immagine di questo luogo: Passo di Al Moujar.

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Ho ritrovato il video dei 2 motociclisti che erano greci, dal minuto 14.15 c'è il passo....
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oppure qui c'è quello di Riccardo, conosciuto 3 anni fa che l'ha fatto in auto, dal minuto 2.15
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Prendo fiato per qualche chilometro, sembra quasi una militare delle alte vie piemontesi, ma non dura molto. Su un costone 500/600 metri di sabbia sbucata non so dove dal nulla, un cammello che mi guarda e si gira dall’altra parte. “Cazzo ci fa qui tutto solo?… Ah, ho capito, grazie!”. E mi metto a seguire le sue orme sulla sabbia immacolata. Ricordati sempre nella sabbia:”Se non sai dove mettere le ruote, guarda le orme dei cammelli. Loro sanno dove c’è il duro.”

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Infine eccolo lì, la silhouette diroccata si vede anche da qui. Andiamo Fotty quello è il nostro CP, prendiamo anche questo WP. Fort Saganne!

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Divoro voracemente una barretta e per l’occasione stappo una Sidi Ali da mezzo litro freschissima. L’acqua del camel è finita da un pezzo. La giornata oggi è veramente calda e il sole illumina un bel cielo azzurro. Mi fumo un sigaro e come ogni rally che si rispetti, mi rimetto in sella. Quei tornanti laggiù non promettono niente di buono dal colore.

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Sabbia, sabbia, sabbia dalla prima all’ultima curva. Mi tengo sul lato esterno dove ce n’è di meno, butto la seconda e lascio la frizione, gas costante per non perdere trazione un solo secondo, curvatura ampia per non far chiudere l’anteriore nel fech fech portato dal vento sui tornanti…. Passo l’ultimo e di nuovo una sequenza di rocce. Ancora uno sforzo, scendo, sposto quelle più grosse e preparo una sorta di via, poi risalgo in moto e do tutto il gas possibile. Prima, seconda… Fotty balza in avanti e non si ferma fin quando anche il posteriore approda sull’altopiano. Spalanco e la toulè che si presenta mi sembra un’autostrada. Un cartello sulla sinistra indica “Gravures rupestre” – Graffiti, di quando 10.000 anni fa il Sahara era un enorme savana piena di acqua ed animali, e l’uomo sopravviveva cacciandoli. Mi spiace, devo andare e portare a termine la mia “Speciale” sarà per la prossima volta.

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Gli ultimi km. di toule sono i più duri, le cunette ora sono alte 15 cm…. alzo la velocità per non sentirle e mi fermo al distributore per il pieno: 31 litri. La riserva era accesa da un bel po’.

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Entro nella cittadina e senza neanche fermarmi attraverso l’oued che la separa dalla Deuxieme Ville, giro intorno all’acquedotto mentre i ragazzini mi chiedono di fare una “penna” e poi torno indietro. Il proprietario dell’Auberge des Carovanes mi corre incontro e mi urla “Siamo aperti”. Toglie il lucchetto al cancello in ferro e gli ultimi metri di sabbia mi separano dall’arrivo della Mia Tappa Speciale.

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Sono le 16.00 e mi resta ancora un sacco di luce per andare a fotografare il mare di dune.

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