| come previsto 15 giorni al mare dove mi son sciaccquato abbondantemente la fatica e la uallera.
Rientro martedì pomeriggio, scarico la macchina al volo, la ricarico e mercoledì ciao ciao alla moglie.
Carico armi e bagagli, stivo il cinno sul seggiolino da WRC e partiamo alla volta del Trentino.
Prima tappa Alto Adige, Schlosskellerei Tiefenbrunner.
Merenda a base di speck, formaggio e salamino seduto al fresco del giardino del castello. Il mio erede ariano attira le simpatie degli astanti (tutti crucchi) e soprattutto delle frau Blucher addette alla mescita. Bene, così mi trattano meglio.
Spendo una cifra impronunciabile in vino e partiamo alla volta della Val di Fassa dove ci attendono i nonni.
Giovedì mattina, dopo almeno un mese e mezzo che non tocco la bici nè corro, parto per un Pozza-Ciampediè.
Mi rifocillo con due tagliolini funghi e speck e una birra piccola, tanto da lì è tutta discesa.
Faccio il bravo e seguo il sentiero, ma la tentazione di prendere quel singletrack stretto stretto e pieno di radici sotto la seggiovia è fortissima.
Tra una derapata e l'altra arrivo a Mazzin e poi a casa.
Aperitivo con mezzo Oki per tenere a bada l'acido lattico.
A cena prendiamo accordi per il giorno dopo: domattina vado al bike park, ma non durerò molto; se ce la faccio riprendo con un giro o due dopo pranzo poi porto il cinno nel bosco.
La mattina di venerdì (scelto ad ok per evitare gli scalmanati del sabato) mi vede sulle piste con un altro paio di ciclisti e nulla più.
Faccio due FR ricordandomela meno pesa della DH, così tanto per scaldarmi. Un bel paio di palle. Pesissima. Almeno ho cominciato a imparare il nose press senza ribaltarmi (una volta via, me la son concessa...) visto che ci saranno almeno trenta curve in cui non si può girare la bici in altro modo a meno di non scendere a terra.
Prima di pranzo un'ultima DH, con le braccia già belle strafugnate.
VAcca boia che brutto terreno. Poi la parte coi sassoni non si affronta: sassi a spigolo dalle dimensioni di un pugno a quelle di un casco integrale. O le fai a fuoco e ci salti sopra oppure è sofferenza totale.
La mia bici non è proprio adatta e comunque sento Tequila nelle orecchie che mi urla "Tieni i piedi sulle pedane cazzo!". In bici conta ancora di più: alomeno quelli della moto stan fermi.... Qui mi trovo regolarmente con il piede a monte a terra, quello a valle sul pedale incastrato all'ostacolo e la sella (pur abbassata) talmente puntata nel culo che mi costringe a stare sul manubrio lì lì per capottare.
Ecco perchè ci devi passare a mina. io non son buono. Punto.
Pranzo leggero a casa, caffè doppio in tazza grande e alle 14.30 in punto sono al cancelletto.
Ci troviamo in 4, nessuno si conosce.
Una stinky deluxe, una Da Bomb, e poi c'è un tizio con una front anonima.
Facciamo balotta, saliamo. dai scendiamo insieme... No dai, io sono un brocco... No dai, tanto qui nessuno è fenomeno...
Insomma si va.
Come solito se segui qualcuno più bravo impari. Comincio a lasciarla andare, applico qualche tecnica in maniera un po' più conscia, mi rinfranco sapendo che ci fanno schifo e timore gli stessi passaggi.
Non sono davvero dei fenomeni ma se la cavano e provo a seguire le loro linee dove riesco. I mezzi li aiutano molto: basta che appoggino un dito sulla sella e vedi carro e forcella che scorrono come un dito unto nel culo di Cicciolina.
Al secondo giro salta fuori che il tipo con la front è un riminese, ex DHer agonista. La sua front ha forcella e freni da DH ma resta una front... Questo sulle rocce scende coi pedali agganciati al doppio del migliore del gruppo. Basiti.
Tagliamo la seconda parte della pista, quella coi sassoni perchè lì lui non ce la fa (ad andare forte) e scendiamo per un ST di terra in mezzo al bosco. A un certo punto prende fa un tornante in piena parete a due metri d'altezza. Ammutoliti un'altra volta.
Insomma, alla fine ci infottiamo tutti. Arriva la chiusura dell'impianto e 7 giri totali. Sono un cadavere.
Doccia al volo e cinno nel bosco ma a piedi dove mi tocca anche di infilarmi dentro al torrente perchè vul vedere l'effetto che fa starci in mezzo.
Sabato faccio qualcosa di tranquillo. O almeno credevo. Mattina col pargolo sul pony per la prima volta ("ma io voglio andare su quello grande!") e poi giro nel bosco su e giù da sassi e radici con la gente che guardava lui come un alieno e me come un deficiente.
Mentre riposa le fatiche del mattino io parto per un quartino di Fassa Bike Marathon: Soraga-Sas da mesdì-Pozza. Tanto corre quasi tutto in quota...
I miei cazzi.
Salita pesa avendo sulle gambe i due giorni precedenti. Salgo senza anima viva. Poi diventa godibilissima, in piano fino alla capanna alpinistica dove trovo tre donzelle intente a prendere il sole.
Passo su una frana che mi fa stringere tutti gli orelli e comincia la discesa. A perdifiato su un ghiaino infido giù giù giù coi tornanti in derapata fino a valle. Stacco un'orecchia a un tipo bolso perso nei suoi pensieri che non mi sente arrivare (sto scendendo a 40 all'ora da almeno mezzo minuto, sentirai pure... no, non sente).
Doccia e di nuovo nel bosco con la bici a esplorare, ma sfortunatamente ci blocca un temporale.
Nel frattempo devo arginare un simpatico attacco di labirintite; saranno stati gli zompi nel park.
Domenica mattina spesa di ogni prelibatezza locale, discorso col babbo di quelli che ogni tanto occorre fare nella vita per fortuna o purtroppo, pranzetto, macchina stipata tipo "io vengo di Albània" e via di nuovo verso casa: A22 da paura, facciamo provinciale fino al Garda parlano del più e del meno dato che non tace un minuto, poi in autostrada mi tocca inventare le ricette di almeno sette torte che lui nel frattempo cucina e mi fa assaggiare.
Arrivati a casa, dopo tre settimane, si mette praticamente a piangere dalla contentezza di ritrovare la sua cameretta e i suoi giochi: "siamo a casa! a casa! papà guarda la mia faccia!". A momenti mi metto a piangere io.
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